Dal Regno Unito alla Francia, dalla Norvegia al Messico, aumentano gli Stati che applicano gabelle sulle bevande zuccherate o sugli snack dolci, come ora pensa di fare l’Italia
(Foto: Bloomberg/Getty Images)
Nelle prossime settimane il governo italiana dovrà discutere la manovra finanziaria per il prossimo anno, e come sempre spunta il problema di dove trovare le risorse. Tra le ipotesi avanzate, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è tornato a parlare di una possibile tassa sulle merendine e sulle bevande zuccherate, come riporta Ansa. Si tratterebbe di un sovrapprezzo su bibite e prodotti dolciari per disincentivarne l’abuso e salvaguardare la salute.
Da parte delle associazioni di settore è arrivato subito un secco no. Assobibite, per esempio, respinge la proposta indicando che sarebbe “dannosa” per le imprese italiane e produrrebbe una riduzione delle vendite del 30%, oltre ridurre i consumi finali per l’11% del valore.
La cosiddetta sugar tax esiste già in alcuni Paesi e riguarda nella maggior parte dei casi. A livello di principio, si regge su alcuni punti centrali come l’incentivare i produttori a ridurre l’uso di zuccheri, vietare la pubblicità di alimenti zuccherati ai bambini e promuovere un’alimentazione più sana riducendo i rischi di obesità nella popolazione.
In Gran Bretagna, per esempio, dove si sta pensando anche a una tassa del 20% anche sugli snack dolci, lo scorso anno è stata approvata la Soft drinks industry levy (Sdil), che prevede un sovrapprezzo di 0,20 euro al litro per bibite in cui la quantità di zucchero varia tra 5 e 8 grammi su 100 millilitri e di 0,27 euro al litro se lo zucchero supera gli 8 grammi per 100 millilitri. Questo ha portato il 50% dei produttori (circa 326 aziende), a ridurre di circa 45 milioni di chili lo zucchero impiegato.
In Francia una tassa sulle bevande analcoliche esiste dal 2012, e prevede un prelievo fisso di 7,53 euro per ettolitro. Un aggiornamento del 2018 ha invece introdotto una tassazione progressiva in base alla percentuale di zucchero, e si va da 0,045 euro/litro per bevande con il 4% di zuccheri a 0,235 euro/litro per bevande con il 15% di zuccheri. In Norvegia la “sugar tax” esiste addirittura dal 1922 e nel 2018 è stata aggiornata a 0,49 euro al litro.
Negli Stati Uniti non esiste una tassa nazionale, ma diverse città la applicano autonomamente. Nel 2015 Berkeley (California) ha stabilito un aumento di un centesimo per ogni 30 millilitri di bevanda zuccherata, mentre a Philadelphia l’aumento arriva a 1,5 centesimi e a San Francisco a 2 centesimi.
Negli Emirati Arabi dal 2017 c’è una tassa del 50% sulle bevande analcoliche e del 100% sugli energy drink. In Messico invece è stato imposto un aumento del 10% sul prezzo delle bibite zuccherate, all’incirca 0,04 euro in più al litro, mentre nelle Filippine si parla di o,10 euro al litro per bevande con dolcificanti e di 0,19 euro per quelle con sciroppo di mais.
Leggi anche