Il cane è il migliore amico dell’uomo da più di 9.000 anni, fin dai tempi del Neolitico, al punto da accompagnarlo nelle migrazioni dal Medio Oriente all’Europa. Lo hanno scoperto ricercatori europei e israeliani coordinati dal Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica francese (Cnrs), analizzando le sequenze di Dna trasmesso esclusivamente per via materna, il Dna mitocondriale, in resti di cani risalenti dal Paleolitico all’Età del Bronzo: i risultati, pubblicati sulla rivista Biology Letters, testimoniano che sono avvenuti molti incroci tra gli animali provenienti dal Vicino Oriente e quelli già presenti nel continente europeo.
Circa 9.000 anni fa i primi coltivatori e allevatori del Medio Oriente iniziarono a spostarsi verso l’Europa e l’Asia, portando con sé i semi delle piante che avevano imparato a coltivare, come grano e orzo, e i primi animali addomesticati, cioè pecore, capre e cani. I ricercatori guidati da Morgane Ollivier sono riusciti a ricostruire anche il percorso migratorio seguito dai migliori amici dell’uomo, che combacia alla perfezione con quello degli esseri umani: i cani hanno seguito i loro padroni e, una volta nel continente europeo, si sono incrociati con quelli che già vivevano lì.
Per ricostruire la storia di questi animali i ricercatori hanno studiato 100 sequenze di Dna mitocondriale, che viene ereditato solo dalla madre, ottenute dagli antichi resti di cani rinvenuti sia in Europa che nel Vicino Oriente. Lo studio dimostra che già nel Neolitico i cani erano parte integrante e fondamentale della vita dei primi coltivatori e allevatori, ad esempio aiutandoli come guardiani degli animali al pascolo, e che hanno quindi dato un contributo importante allo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento.