23 ottobre 2001. Le Torri Gemelle sono scomparse dallo skyline di New York City da appena quaranta giorni, le borse oscillano impazzite e il mondo occidentale è dilaniato da paura e sconforto.
A poco meno di 5.000 chilometri dalla Grande Mela, un’altra mela, morsicata però, freme di novità. Dal palco del Campus Apple di Cupertino, sede centrale dell’azienda, Steve Jobs fa un annuncio dal sapore rivoluzionario: presenta per la prima volta al mercato un dispositivo dedicato a tutto tondo alla musica, giustificando il proprio intento con una frase laconica ma significativa: “Tutti noi amiamo la musica ed è importante fare ciò che si ama, sempre”.
Il nuovo prodotto si chiama iPod, dove la “i” riprende quella di iMac e iBook (il primo notebook della Mela), ed è un lettore musicale digitale delle dimensioni di un pacchetto di fazzoletti di carta che dimostra di possedere sin da subito un alto potenziale avanguardistico. Non è il primo del suo genere per il mercato – l’antenato degli mp3, il coreano MPMan F10, risale a quattro anni prima – ma ha 5 GB di memoria e promette di contenere 1000 brani musicali da ascoltare fino a dieci ore consecutive. Inoltre, è il primo dispositivo di elettronica di consumo a introdurre il supporto del firewire per il trasferimento dati, una tecnologia introdotta da Apple come più efficiente alternativa al sistema USB.
Con l’arrivo di iPod inizia una nuova era per l’azienda di Cupertino e per l’intero universo della musica. In questo articolo vi racconto la genesi di uno dei dispositivi più iconici del nuovo Millennio, dall’ascesa al suo declino, tratteggiando possibili scenari futuri. A vent’anni dalla sua nascita, una domanda sorge spontanea: iPod è davvero un prodotto “finito”?
SCETTICISMO INIZIALE
Torniamo al momento del suo annuncio. L’idea di poter finalmente riporre in fondo a un cassetto il lettore CD, con la sua schiera di ingombranti custodie porta-dischi, ha tutte le carte per ipnotizzare l’opinione pubblica. Con iPod la musica diventa liquida, accessibile, potenzialmente illimitata e ancora più portatile.
Per l’azienda, però, il suo lancio è una scommessa ad alto rischio: in quegli anni Apple non naviga in acque tranquille, le vendite di iMac sono in calo e le perdite del trimestre chiuso poco prima ammontano a 195 milioni di dollari. Non è un momento proficuo neanche per il settore della musica, vessato dall’imporsi della pirateria e delle piattaforme che la supportano.
Il primo esemplare di iPod arriva sul mercato americano al costo di 399 dollari, un prezzo che sconcerta il pubblico in un momento di grave precarietà economica. Il prodotto è considerato superato prima ancora di essere immesso sul mercato, l’aura intrisa di attesa che lo avviluppa sin dall’esordio svanisce poco dopo la sua presentazione, gli utenti sono in preda allo scetticismo. Il bilancio delle prime vendite non è infatti entusiasmante: il “padre” di iPod Tony Fadell, tra le menti che collaborano al progetto, anni dopo dichiarerà di aver calcolato l’avvicendamento di tre generazioni di iPod prima di assistere al suo vero decollo.
L’ARRIVO DI ITUNES STORE
Nel 2003, la nascita di iTunes Store segna un punto di svolta. Gli utenti hanno ora la possibilità di acquistare al prezzo di 0,99 dollari ciascuno circa 200mila brani digitali in AAC, il formato compresso proprietario di Apple. Per trasferire musica sul proprio iPod, i suoi utilizzatori non devono più quindi (solo) passare da un programma che trasformi i CD in file compressi mp3 immessi poi nel dispositivo, ma possono immetterla direttamente dalla piattaforma tramite una connessione internet e un account. Il successo è immediato e in 18 ore vengono vendute 275mila canzoni, che in meno di un anno schizzano a 50 milioni.
Nel frattempo la popolarità del player musicale aumenta, le generazioni si moltiplicano e iPod conquista l’80% del mercato dei lettori digitali diventando a tutti gli effetti un fenomeno di massa, complici le efficaci campagne marketing, il design futuristico e il concentrato di innovazione con cui riesce a svettare a mani basse sulla concorrenza. Il dispositivo è smart e non contiene soltanto musica, ma anche foto, video e giochi, diventando un raccoglitore di passato e presente scanditi dalla propria colonna sonora personale.
Negli anni diventa uno status symbol, un oggetto di culto ambito da milioni di persone, adatto a più generazioni grazie ai diversi modelli che compongono una ricca line-up con prezzi e forme eterogenei. Dal Classic allo Shuffle, dal Nano al Mini, fino al più recente Touch: la linea del tempo e delle versioni è fittissima e impressa nella quotidianità degli utenti Apple e non solo. Per dare un’ordine di grandezza finanziario del fenomeno, le azioni dell’azienda, a 0,50 dollari al momento del lancio di iPod, raggiungeranno l’attuale valore di 150 dollari (non soltanto per merito del player musicale, ovviamente).
RIVOLUZIONE IPHONE
A partire dal 2007, l’inizio della fine: nel momento in cui viene battuto lo scontrino del 100 milionesimo iPod venduto, Apple cambia ancora una volta i connotati del mondo della tecnologia con l’annuncio di iPhone.
Il telefono “avanti cinque anni rispetto a qualunque altro”, come definito da Steve Jobs al momento del lancio, è la scintilla dell’ennesima rivoluzione Apple che tende una trappola fratricida – ma calcolata – ad iPod.
Con una “sezione” appositamente dedicata alla libreria musicale, iPhone infatti cannibalizza la sua principale funzione, la sua ragion d’essere, l’ascolto musicale appunto. iPod cavalca l’onda del successo per altri due anni, quando le vendite raggiungono il picco massimo, ma nel 2010 si iniziano a intravedere i primi segni di cedimento, di pari passo con la diffusione sempre più massiva dello smartphone di Cupertino. Una sorta di “auto-concorrenza” che la Mela si è inflitta con astuzia e lungimiranza, andando a incorporare l’anima di un dispositivo di punta in un device ancora più promettente e completo.
CAMBIO DELLA GUARDIA
Si verifica così un altro passaggio di testimone, ma questa volta è iPod a lasciare dopo anni di dominio indiscusso il posto a un prodotto ancora più innovativo, proprio come successo quasi dieci anni prima con il pensionamento del lettore CD. Dal mercato spariscono man mano i modelli più rappresentativi, dal Classic allo Shuffle, dal Mini al Nano, che Apple classifica addirittura come prodotto vintage.
L’unico della gamma a resistere, aggrappato al listino con le unghie e con i denti, è la settima generazione di iPod Touch con processore A10 e schermo da 4 pollici che ha debuttato nel 2019. Un dispositivo lontano dall’iPod delle origini che ha più le sembianze (e le funzioni) di un iPhone depotenziato con cui non si possono effettuare telefonate.
Ma perché un oggetto così iconico, diventato ambasciatore di uno dei marchi più apprezzati al mondo, dopo anni da étoile è stato costretto ad abbandonare la scena? Le ragioni sono piuttosto ovvie: smartphone e servizi di streaming audio hanno rivoluzionato la fruizione dei contenuti musicali, stabilendo nuovi paradigmi d’ascolto. I CD fisici e singoli brani digitali hanno ceduto il passo a servizi come Spotify, Apple Music e Amazon Music, che mettono a disposizione del pubblico uno sconfinato catalogo di canzoni – si parla di 30 milioni circa – gratuitamente o in cambio del pagamento di un abbonamento mensile. Lo stesso iTunes Store è condannato a una lenta, inevitabile uscita di scena, surclassato da una pluralità di app (come Musica e Podcast) che l’hanno reso meno indispensabile.
UNA NUOVA PRIMAVERA
Ma iPod è davvero destinato a scomparire? Come insegna Nietzsche, il tempo è ciclico e a dimostrarlo è l’eterno ritorno di mode, usanze e fenomeni che si susseguono negli anni riproponendosi ricorrentemente con ritmo cadenzato. Un esempio emblematico è la seconda giovinezza vissuta nell’ultimo periodo dal vinile, che ha sedotto le nuove generazioni con il suo fascino intramontabile. Perché, quindi, non credere che anche l’iPod possa vivere un nuovo risorgimento?
Nei mesi scorsi sono circolate alcune indiscrezioni secondo cui Apple sarebbe in procinto di rilasciare una nuova generazione di iPod Touch, con periodo di lancio previsto per il 2022 (a circa tre anni dal precedente modello). La nuova vita di iPod sarebbe però molto diversa dalla precedente: il dispositivo farebbe da integrazione al futuro, non ancora ufficiale visore per la realtà virtuale della Mela morsicata conosciuto ad oggi come “Apple VR Scoble”. Stando alle poche informazioni in circolazione, l’ufficializzazione sarebbe in programma per la conferenza annuale di Apple per gli sviluppatori, la WWDC 2022.
La riesumazione del player musicale di Apple e la sua attribuzione di una nuova funzione necessiterebbe tuttavia di una sua totale riprogettazione: ed ecco così nascere l’iPod del presente, lontano dalle funzioni (e dall’altisonanza) del passato ma al servizio di un un’innovazione del prossimo futuro, plasmato sui tempi e sulle esigenze odierne.
Per rispondere al quesito iniziale, quindi, mantenendo però il condizionale a fronte dell’assenza di ufficialità: no, iPod non sembrerebbe affatto un prodotto finito. Se mai, un prodotto pronto a cambiare ruolo e, chissà, magari anche volto.
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