Mentre nelle scorse ore la NASA ha pubblicato uno splendido documentario sulla missione Pathfinder, la prima che ben 25 anni fa è stata in grado di portare su Marte un rover con capacità di movimento autonomo, Perseverance nel frattempo continua le sue esplorazioni all’interno del cratere Jezero e nello specifico nell’area del delta fluviale, raggiunta ormai da oltre 2 mesi.
Il rover sta affrontando la seconda campagna scientifica sin dal suo arrivo su Marte, quella che è stata chiamata Delta Front. Si tratta di una missione particolarmente importante poiché ci troviamo in una delle zone più calde per lo studio della geologia marziana e per la ricerca di eventuali prove che il pianeta rosso sia stato in grado di suportare lo sviluppo di organismi, indicativamente circa 3-4 miliardi di anni fa.
Uno degli obiettivi principali di Perseverance e di tutta la missione Mars 2020, infatti, è la ricerca di prove di vita ancestrali, e sulla base dell’esperienza accumulata con lo studio dei delta fluviali terrestri, sappiamo che le rocce argillose a grana fine presenti in questi ambienti sono considerata tra le migliori in quanto a capacità di preservare la presenza di biomarcatori, anche se incredibilmente antichi.
I biomarcatori , o anche definiti “fossili molecolari”, sono molecole organiche complesse derivate dalla vita, come sequenze proteiche o di DNA, che possono restare conservate nella roccia per miliardi di anni.
Per raggiungere questo obiettivo Perseverance è stato dotato non solo di un sistema d’analisi in loco, ma anche della capacità di effettuare dei veri e propri carotaggi nella roccia e di un sistema di campionamento in grado di sigillare il materiale prelevato all’interno di provette, che alla fine ritorneranno sulla Terra grazie alla missione Mars Sample Return. Una volta che le avremo a disposizione i futuri scienziati potranno analizzare il contenuto in laboratori dotati di tecnologie avanzate, utilizzando strumenti e tecniche in grado di identificare ed estrarre le sostanze organiche, caratterizzandone poi in dettaglio le strutture molecolari.
Se le analisi in lovo possono dare un indizio, solo quelle approfondite potranno determinare con certezza se le eventuali molecole organiche rinvenute nelle rocce del delta marziano siano biomarcatori o sostanze organiche non biologiche. Ma dovrà passare parecchio tempo prima di poterci mettere le mani sopra, poiché la missione di recupero non avverrà prima del 2028, per un potenziale ritorno sulla Terra dei campioni nel 2032 – 2033 (c’è il richio che la Cina anticipi tutti!).
In ogni caso, quella che è stata definita come la zona più interessante del cratere Jezero, ossia l’area del delta fluviale, è anche quella che sta creando le maggiori difficoltà al rover. Scopriamo quindi cosa è successo con questo nuovo aggiornamento sulle novità (o forse sarebbe meglio dire ‘criticità’ in questo caso) delle ultime settimane sperimentate dai mezzi NASA su Marte. Come al solito, ecco la mappatura degli ultimi spostamenti di Perseverance e Ingenuity, aggiornata quasi in tempo reale.
CAMPIONI CHE SI SGRETOLANO
Come possiamo notare dalla mappa postata poco sopra, il rover Perseverance si è ormai addentrato tra i resti dell’antico delta fluviale ma non si è ancora inerpicato nelle aree più alte (ciò avverrà con la prossima campagna scientifica, Delta Top), ci troviamo infatti ancora nelle vicinanze della zona che è stata simpaticamente battezzata come Bacon Strip, per via delle similitudini con una striscia di pancetta se vista dall’alto.
Eppure le pendici del delta sembrerebbero particolarmente ricche di tesori, ma anche irte di difficoltà come avrete avuto modo di intuire guardando l’immagine superiore. Perseverance ha infatti trovato un obiettivo interessante per il carotaggio e ha provveduto alla prima abrasione superficiale, quella che gli consente di valutare la fattibilità o meno del carotaggio. Ma non tutto è filato liscio…
Con grande sorpresa dei tecnici NASA, è bastata questa semplice operazione per sgretolare la roccia e vanificare il processo successivo. Nulla di grave, infatti, eventi del genere sono normali e ampiamente presi in considerazione dal team di scienziati che seleziona gli obiettivi. Dobbiamo pensare, infatti, che queste rocce stanno subendo da miliardi di anni i processi di erosione e di indebolimento operato da parte delle radiazioni cosmiche, dunque basta una minima pressione in alcuni casi per destabilizzarne la struttura e causare crepe. Ma per fortuna l’area è davvero ricca di obiettivi, così Perseverance ha potuto volgere lo sguardo a una formazione rocciosa ritenuta ancora migliore di questa.
BETTY’S ROCK, STUPENDA MA INACCESSIBILE
Se il carotaggio sopra descritto è finito in modo fallimentare, a pochi passi di distanza dalla medesima area è stata identificata una formazione rocciosa davvero unica nel suo genere. Si chiama Betty’s Rock e la potete vedere in primo piano poco sopra. Si tratta di una roccia stratificata a grana fine che sembra essere connessa a un altro affioramento posto più in quota e chiamato Rocky Top.
Rocce di questo genere potrebbero preservare informazioni incredibilmente interessanti da un punto di vista chimico e geologico, poiché di fatto potrebbero proteggere al loro interno i resti di alcuni elementi organici presenti su Marte quando l’acqua scorreva in gran quantità.
E così, accantonato il primo fallimento il rover Perseverance ha provato ad avvicinarsi all’obiettivo ma ha subito incontrato delle difficoltà inedite. A quanto pare la stratificazione si trova in una posizione poco accessibile e nonostante i tentativi, non è stato possibile manovrare in sicurezza il braccio robotico per posizionare la punta del trapano sull’obiettivo. In questo caso non si è nemmeno riusciti ad effettuare l’abrasione superficiale, dunque l’intero processo è stato infine abbandonato.
Ma gli ingegneri NASA sono abituati a criticità di questa natura, così non si sono persi d’animo e hanno immediatamente individuato un altro obiettivo con il medesimo valore scientifico. Si chiama Skinner Ridge Rock e nonostante sia una formazione rocciosa leggermente più contenuta dimensionalmente di Betty’s Rock, sembra avere la stessa struttura e origine, con la differenza che risulta molto più accessibile per un mezzo terrestre dotato di ruote come lo è Perseverance. Il passo successivo nei prossimi giorni sarà sostanzialmente quello di avvicinarsi a Skinner Ridge Rock e tentare una nuova abrasione, nella speranza che stavolta fili tutto liscio. Non per nulla, come ricordano i tecnici NASA il rover si chiama Perseverance, che tradotto significa ‘Perseveranza’.
Concludiamo parlando brevemente di Ingenuity, che dopo l’ultimo volo non pare essersi spostato dall’area d’atterraggio chiamata Airfiled U. Come vi abbiamo spiegato nell’ultimo speciale della serie ‘Aggiornamenti da Marte’, in questo periodo Ingenuity sta operando in modalità di risparmio energetico, spegnendosi la notte ed effettuando brevi accensioni durante il giorno per mantenere operativa la strumentazione. L’obiettivo è preservare la componentistica da eventuali danni in attesa che la polvere nell’aria diminuisca. L’ultimo volo registrato risale allo scorso 11 giugno, quando Ingenuity è stato in grado di coprire una tratta di 179 metri durante un volo della durata totale di 66,6 secondi.