I troll, nel senso dei provocatori che infestano Internet, sono una seccatura che si può tentare di arginare ma con la quale bisogna rassegnarsi a convivere: generalmente, evitando di dar loro attenzione (Non dar da mangiare ai troll) se ne vanno in buon ordine.
In fondo, possono dar fastidio ma non sono in grado di fare davvero del male.
Almeno, di questo erano convinti tutti fino a che, il 15 dicembre 2016, un troll inviò a un giornalista affetto da epilessia, Kurt Eichenwald, una Gif animata realizzata appositamente per indurre un attacco.
La Gif funzionò: Eichenwald ebbe una crisi epilettica tanto grave da comprometterne le funzioni fisiche e mentali per diversi mesi.
Sono passati tre anni da quel giorno, ma la vicenda del giornalista non ha insegnato nulla: lo scorso novembre, durante gli eventi del National Epilepsy Awareness Month, un esercito di troll ha preso di mira il profilo Twitter della Epilepsy Foundation, postando immagini in grado di scatenare attacchi con l’hashtag della Fondazione.
Il fatto che tutto ciò sia avvenuto proprio nel mese dedicato all’epilessia e che l’opera distruttiva sia stata portata avanti in maniera coordinata da diversi soggetti pone l’intera vicenda al di là della malata idea di divertimento che può avere chi passa il tempo a disturbare gli altri.
La Fondazione ha infatti presentato una formale denuncia richiamandosi proprio al caso di Eichenwald il quale, dopo il primo attacco, ha ricevuto diverse altre immagini simili.
Sebbene non sia automatico che la visione di luci lampeggianti o stroboscopiche induca una crisi epilettica, è comunque ben possibile che ciò avvenga e che abbia conseguenze serie. A ciò bisogna poi aggiungere il fatto che non tutti sanno di essere suscettibili a quegli stimoli.
«Sebbene il numero di persone affette da epilessia fotosensibile sia ridotto, l’impatto può essere molto serio» spiega la dottoressa Jacqueline French, della Epilepsy Foundation, la quale sottolinea come la gravità dell’attacco sia moltiplicata dalla popolarità di Twitter.
«Questi attacchi» – continua la dottoressa – «non sono diversi da una persona che entra in un raduno di persone affette da epilessia portando una luce stroboscopica con l’intento di provocare crisi e, di conseguenza, danni seri ai partecipanti».
Durante il mese di novembre la Epilepsy Foundation ha contato 30 diversi attacchi, ma non è chiaro quante siano le persone che sono state coinvolte.
Per spuntare le armi di questi troll, ben più pericolosi dei normali disturbatori, può essere utile disattivare la riproduzione automatica (autoplay) su Twitter: l’impostazione relativa si trova nel menu Impostazioni e Privacy -> Generale -> Utilizzo dei dati – Autoplay del sito.