Dallo Spallanzani arriva il via libera di un test sulla saliva, che però deve essere effettuato in laboratorio e dunque non è poi così immediato, mentre viene bocciato un test più pratico che però è meno accurato. Una sintesi di tutti i test diagnostici che abbiamo
Per rilevare la presenza del virus Sars-Cov-2 e fare la diagnosi di Covid-19, oltre al tampone classico (detto anche test molecolare) e al tampone rapido (test antigenici veloci sul tampone), già da qualche tempo si parla di test sulla saliva, anche questi rapidi e peraltro meno invasivi. Tanto che lo scorso 11 settembre l’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani annunciava una possibile svolta con test salivari, ancora da validare, che avrebbero potuto accelerare la batteria di test eseguiti per esempio nelle scuole sul personale scolastico, anche se restava da studiare la loro accuratezza rispetto al tampone tradizionale. Oggi arrivano i primi risultati dell’efficacia di questo strumento, in un testo pubblicato sul sito dello Spallanzani, che dato il via libera allo studio di test rapidi per la diagnosi di Covid-19 basati sull’analisi della saliva.
Perché studiare la saliva, dalla teoria alla pratica
La saliva di chi ha l’infezione Covid-19 contiene il virus – e rappresenta anche una delle principali vie di trasmissione di Sars-Cov-2. Di qui l’idea di test salivari per rintracciare il patogeno, più pratici e rapidi. Dopo aver raccolto un campione di saliva il test prevede la ricerca di molecole estranee, riconosciute come appartenenti al Sars-Cov-2, e poi un’analisi visiva in cui il virus viene messo in luce attraverso due diverse tecniche.
L’11 settembre 2020 i ricercatori dello Spallanzani annunciavano che un test sulla saliva sarebbe stato pronto per essere testato entro la fine di settembre. E che, qualora poi validato dalla sperimentazione, avrebbe potuto essere adottato in alcuni casi al posto del tampone, favorendo un più veloc processo di screening. I tempi relativi solo al test (non al prelievo e altre operazioni necessarie per ottenere l’esito) sono di 15-30 minuti. L’incognita come sempre riguarda la sensibilità e la specificità di questi test, che sono in corso di valutazione. Ma ci sono già i primi risultati: delle due soluzioni in corso di studio, una è stata bocciata, mentre l’altra ha ricevuto un ok seppure con qualche limite pratico.
Test sulla saliva: il primo superato
“La prima soluzione – si legge nel rapporto sul sito dello Spallanzani – ha mostrato livelli di sensibilità simili a quelli dei tamponi antigenici rapidi. Tuttavia il test deve essere effettuato in laboratorio, quindi, a meno che non si attivino unità di laboratorio presso i punti dove viene effettuato il prelievo, non è utilizzabile in contesti di screening rapido (per esempio aeroporti) dal momento che tra prelievo del campione, trasporto e accettazione in laboratorio, esecuzione del test e refertazione, i risultati, seppur più veloci ad ottenersi rispetto al test molecolare, non sono immediati“. Insomma, l’esito è favorevole ma rimangono dei limiti pratici e non bisogna pensare che il test fornica subito la risposta.
“La seconda soluzione invece è a lettura visiva e non richiede strumentazione di laboratorio”, si legge sul sito dello Spallanzani, “può essere quindi utilizzata fuori dai laboratori e dà i risultati in pochi minuti”. Tuttavia “applicata alla saliva (contesto diverso da quello per cui è certificato, cioè il tampone), ai primi test effettuati sembrerebbe risultare meno performante rispetto al test molecolare standard”.
Le conclusioni
Gli specialisti dello Spallanzani ricordano che i test sierologici – che rilevano la presenza di anticorpi specifici contro il coronavirus – non possono essere utilizzati per la diagnosi di un’infezione Covid-19 in atto (la positività potrebbe indicare sia un’infezione in corso sia un’infezione precedente e superata). I test antigenici rapidi sul tampone naso-faringeo (il tampone rapido), più veloci ma meno sensibili e specifici, possono essere impiegati e utili per lo screening di un ampio numero di persone o per il tracciamento dei contatti di casi positivi. Poi ci sono i test antigenici e molecolari sulla saliva, che “al momento – si legge nelle conclusioni – difficilmente si prestano allo screening rapido di numerose persone in quanto richiedono un laboratorio attrezzato”. Infine, il test molecolare (il tampone classico) “rimane a tutt’oggi il gold standard per la diagnosi; gli altri metodi vanno utilizzati se non si dispone della possibilità di accedere al test molecolare classico, oppure per scopi diversi dal contesto diagnostico, quale la sorveglianza epidemiologica”.
Insomma riguardo ai test sulla saliva ci sono ancora degli approfondimenti da svolgere. Ma l’ultima parola sui test sulla saliva starà al ministro della Salute Roberto Speranza, che sulla base della relazione tecnica fornita dallo Spallanzani, deciderà se e con quali modalità utilizzare questi test sulla spetterà decidere se e come utilizzare questo tipo di test.
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